Portiamo la vita nel vigneto, aiutandolo a riattivare le forze che lo mettono in relazione con il cielo e la terra
Equilibrio e bellezza, armonia e dinamismo, luminosità e calore.
Sono gli aggettivi che descrivono il paesaggio marchigiano, ma che si possono benissimo accostare al suo figlio prediletto, il Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Stregati da questa antica complicità tra uva e luogo abbiamo deciso di coltivare Verdicchio secondo il metodo biodinamico.
Viticoltura biodinamica
Viticoltura Biodinamica vuol dire portare la vita nel vigneto, aiutandolo a riattivare le forze che lo mettono in relazione con il cielo e la terra.
Si lavora solo con preparati naturali e composti organici e vegetali, per favorire la formazione di humus fertile e vitalizzare la crescita delle piante.
Solo così nasce un vino davvero tipico, con i caratteri unici del suo luogo di produzione e dell’annata.
Le pratiche della viticoltura Biodinamica
La semina delle essenze
Il terreno è lavorato a filari alterni, ripuntandolo alla fine della vendemmia.
Su questi filari lavorati si seminano delle essenze (principalmente leguminose) che saranno poi sfalciate e interrate in primavera (sovescio).
Il corno letame
Al momento della semina e dello sfalcio del sovescio, si distribuisce il preparato da spruzzo 500, che è uno degli strumenti fondamentali della biodinamica, il cosiddetto “corno letame”.
Esso dà al terreno l’impulso per formare humus, ossia quello strato colloidale pieno di microrganismi che è alla base della fertilità del suolo.
Il corno silice
Prima della fioritura, e comunque entro il solstizio d’estate, si distribuisce il preparato da spruzzo 501 (o “corno silice“).
La difesa fitosanitaria
Per la difesa fitosanitaria si utilizzano solo zolfo e rame.
Quest’ultimo, nella dose massima di 3kg/ha/anno come previsto dal regolamento dell’agricoltura biodinamica
Analisi chimiche
Vogliamo condividere liberamente con voi i risultati delle analisi sui nostri vini, che provano l’assenza di pesticidi, funghicidi e insetticidi.